Storia della Arancina: Il Delizioso Tesoro di Santa Lucia
Lavorare con 30 persone affamate tutto l’anno è un’avventura. Ogni festività diventa una scusa per far festa e ingozzarsi di dolci: il panettone a Natale, le muffolette per i morti, e perfino la colomba a Pasqua. Ma c’è un giorno in cui Palermo raggiunge il suo picco gastronomico: il 13 dicembre, il mitico giorno di Santa Lucia. E qui, si sa, non si scherza. A Palermo, questa data ha un solo significato: “Arancina Day”!
Sì, avete capito bene. Mentre in altre parti d’Italia si festeggia con riti religiosi e panettoni, a Palermo il culto si rivolge a un dio diverso: una palla di riso dorata, croccante e ripiena di pura felicità. Dimenticate il pane, scordatevi la pasta (banditi per commemorare la fine della carestia del 1646 quando, proprio il giorno di Santa Lucia, arrivò in porto un bastimento carico di cereali. Per commemorare questo miracolo attribuito alla Santa, in questo giorno a Palermo non si mangiano farinacei principalmente pasta e pane), e preparatevi ad adorare la regina della rosticceria siciliana: l’arancina. Ah, scusate, a volte l’arancino.
Arancina o Arancino? Questo è il dilemma!
La Sicilia è famosa per i suoi paesaggi mozzafiato, il suo mare cristallino, ma soprattutto per le sue fazioni. No, non parliamo di politica. Qui il dibattito infuria su un argomento molto più importante: come chiamare questa delizia di riso fritta?
Se vi trovate nella parte occidentale dell’isola, preparatevi a incontrare l’arancina, tondeggiante, sensuale, generosamente formosa come una vera signora siciliana. Dall’altra parte, nella Sicilia orientale, ecco l’arancino, più mascolino, con la sua elegante punta, quasi a voler dire: “Io sono diverso, io sono unico”. Una disputa che va avanti da anni, e non sembra destinata a finire presto. Quindi, cari lettori, fate come me: chiamatele arancin e mettete d’accordo tutti!
Le Farciture: un Viaggio Tra Tradizione e Follia
Non si può parlare di arancin* senza entrare nel magico mondo delle farciture. Qui, signori, la tradizione regna sovrana. La carne è la regina indiscussa: un cuore di ragù denso, piselli che spuntano come piccole gemme verdi e un mix di sapori che ti fa chiudere gli occhi al primo morso. Poi c’è lei, l’ovale di burro, ripiena di prosciutto, mozzarella e una vellutata besciamella che rende ogni boccone un sogno. Ma siccome noi siciliani siamo un popolo fantasioso (e goloso), la creatività non si ferma qui. Le arancin* moderne hanno gusti per tutti: spinaci, salmone, tonno, kebab, e perfino porchetta e mortadella! Ogni variante è un’esplosione di sapori, dalla crosta dorata e croccante al cuore cremoso e saporito. E se pensate che io stia esagerando, mi dispiace: l’arancina va provata, perché descrivere la bontà è impossibile.
Il 13 Dicembre: Il Trionfo di Santa Arancina
A Palermo, il 13 dicembre non è solo il giorno di Santa Lucia, ma un vero e proprio tributo all’arancina. Le rosticcerie lavorano febbrilmente giorni prima per preparare migliaia di questi piccoli capolavori. Ogni famiglia ha la propria ricetta segreta, tramandata di generazione in generazione, e molte persone preferiscono farle in casa, con orgoglio e dedizione! Vi lascio il link alla ricetta della nostra famiglia RICETTA. E per risultati garantiti usate l’utensile adatto che vi permette di ottenre arancine compatte ed uniformi: l’arancinotto. C’è chi ne mangia una, chi ne divora dieci. Ma una cosa è certa: nessuno si tira indietro di fronte a questa prelibatezza.
Così, tra una preghiera e una frittura, a Palermo si celebra non solo la fine della carestia, ma l’inizio della festa! Quindi, che tu preferisca l’arancina o l’arancino, ricordati: la vera magia sta in quel primo morso che ti fa innamorare, ogni volta come se fosse la prima.